Non volevo proprio entrarci, in questa storia. Ma una riflessione ritorna alla mente, e debbo condividerla con qualcuno.
Va bene, Tiziano Ferro ha deciso di scrivere quel che (quasi) tutti sapevano, che è gay. Speriamo stia meglio, e d'ora in avanti riesca ad essere felice, a innamorarsi, a spegnere quel fondo di amarognolo che sempre gli ho letto negli occhi tutte le volte che gli ho parlato. Un ragazzo simpaticissimo, tra l'altro, anche molto divertente nelle osservazioni e nelle battute.
Però. Se ci ha messo 15 anni a scrivere i suoi diari, che poi sono confluiti in un libro che sta uscendo (col cavolo che scrivo il titolo, tanto non vi serve: andate, lo vedrete impilato ovunque), se si è straziato, se poi ha deciso, perché proseguire il massacro sottoponendosi al rituale di dar vita a tutta la catena non-ecologica della promozione?
Per far sapere che è uscito il libro, ha concesso una intervista a Vanity Fair dove ha ri-raccontato la storia. Ma non bastava, perché magari Vanity Fair non ha diffuso per bene la notizia via Ansa, o l'ha diffusa all'ora sbagliata, e comunque allo stato dei fatti promozionali è risultata sconfitta avendo un colpaccio in pagina.
Comunque. Forse avrebbe scontentato altri e allora tanto vale ripetere.
Vanity Fair è stata bruciata, come si dice in gergo, da altri due interventi di Ferro: al Corriere, con un articolo scritto in prima persona dove si ribadiva la rava e la fava, e a Repubblica (naturalmente perché sennò chi li sente i giornaloni quando esce un disco che poi glielo mettono piccolo piccolo) con invece una intervista a Gino Castaldo.
Bene. Ma la ripetizione di una notizia, lo svolgersi sotto sempre più occhi e sempre più parole, di un fatto privato diventato in ogni evidenza ampiamente professionale e per usi professionali, gli avrà fatto bene come gli ha fatto bene scrivere il libro? O è diventato la svolgimento seriale di una formula che annulla i contenuti per far prevalere il mercato, allontanando ogni ipotesi di sincerità?
Non so, dite voi. Io al posto di Ferro, ora sì che mi sentirei a disagio, e almeno mi confronterei con quei geni degli addetti stampa, ai quali probabilmente della sua omosessualità e dei suoi (passati) tormenti importa meno di zero, rispetto alla deflagrazione della rivelazione mediatica.
Marinella Venegoni-
_______________________________
Ma il cielo è sempre più blu...
C'è solo l'Inter!!