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Il mistero di Giove

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2010 09:41
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14/05/2010 09:40
 
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Il pianeta ha cambiato faccia in un mese: un fenomeno mai così rapido e radicale
PIERO BIANUCCI

TORINO
Giove ha cambiato faccia. La gigantesca fascia di nuvole del suo emisfero meridionale è scomparsa. E’ successo in poco tempo, meno di un mese, mentre il pianeta gigante del sistema solare (potrebbe contenere 1300 Terre) era inosservabile perché stava transitando dietro il Sole. Quando all’inizio di aprile Giove è ricomparso nel chiarore dell’alba, era diventato quasi irriconoscibile.

Già in passato i suoi sistemi nuvolosi avevano subito cambiamenti. Per esempio nel 1974, quando la navicella «Pioneer» arrivò a Giove, la fascia sud risultò molto debole, e tornò a impallidire nel 1991-2. Mai però si era visto un lifting così rapido e radicale. La famosa «Macchia Rossa», un ciclone semipermanente che dura da secoli nell’emisfero sud del pianeta, ora risulta isolata in mezzo a una vasta zona chiara, mentre fino a qualche mese fa confinava con il sistema di nuvole scure che sembra essersi dissolto. C’era un’altra piccola macchia rossa formatasi di recente in quella fascia, e anch’essa si è molto attenuata. Questo fatto fornisce un indizio utile: l’ipotesi degli astronomi è che la fascia di nuvole scure in realtà non si sia dissolta ma sia stata coperta da uno strato superiore di nuvole chiare, e queste nuvole hanno anche attenuato la colorazione della piccola macchia rossa.

E’ stato l’astronomo dilettante Bob King il primo ad accorgersi che Giove aveva perso il maggior sistema nuvoloso meridionale nelle poche settimane in cui il Sole lo aveva sottratto al nostro sguardo. Oggi, grazie ai sensori Ccd, anche con un piccolo telescopio è possibile ottenere ottime immagini, un tempo riservate ai grandi telescopi. Bob King, il cui soprannome non ha caso è Astro_Bob, ha subito fotografato la nuova situazione mettendo a confronto una immagine di Giove del 2009 con quella attuale: il mutamento è così vistoso che non era difficile notarlo.

L’aspetto di Giove al telescopio è caratteristico. Strisce parallele chiare e scure, chiamate «bande» e «zone», si alternano a nord e a sud dell’equatore del pianeta. Osservate da vicino con le sonde spaziali, con il telescopio in orbita «Hubble» o anche soltanto con strumenti come quelli a disposizione dei dilettanti di astronomia, sono meno tranquille di come sembrano. Le nubi chiare hanno una temperatura maggiore e salgono; le scure, più fredde, scendono. Ai loro bordi continuamente si formano vortici che disegnano un elegante pizzo di piccoli cicloni al confine fra strisce chiare e scure. Talvolta «bande» e «zone» cambiano colore per fenomeni chimico-fisici che avvengono nel loro interno. Le nubi più chiare e superficiali contengono cristalli di ammoniaca, le più scure e profonde composti dello zolfo e del fosforo.

Giove ruota velocemente su se stesso: completa un giro in 9 ore e 50 minuti. Il tempo di rotazione però varia con la latitudine: vicino all’equatore la velocità aumenta, diminuisce andando verso i poli. Si creano così attriti e discontinuità tra sistemi nuvolosi a latitudini diverse. I venti che spingono questi sistemi nuvolosi raggiungono velocità di 500 chilometri l’ora e non spirano soltanto nella direzione dei paralleli, ci sono anche fortissime correnti ascendenti e discendenti, che, come in una pentola che bolle (ma qui siamo a 160 °C sotto zero), scambiano calore tra i diversi strati della profondissima atmosfera di Giove.


www3.lastampa.it/scienza/sezioni/news/articolo/lstp/215562/
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